questo spazio è riservato agli appunti sparsi/rintracciati nei diversi quaderni e legati a progetti diversi/trascritti senza alcuna cronologia/con l'unico motivo di tracciare linee invisibili su uno sfondo perduto. (p.allegro@tin.it)
il disegno è di michele sambin, figura in tempo ibrido, 1994 www.michelesambin.com
Non si scrive perché si ha qualcosa da dire, ma perché si ha voglia di dire qualcosa. (E. M. Cioran)
Tentare ancora
Fallire ancora.
Fallire meglio. (S. Beckett)
Se a questo punto invece di abbandonare si insiste, è il solo momento in cui è possibile fare un piccolo passo in avanti. E non solo si ha l'impressione di avanzare poco poco, ma talvolta, si ha d'un tratto l'impressione di un'immensa apertura. (A. Giacometti)
la ricerca continua
dal buio alla luce per tornare al buio
Un'esposizione di atti di suoni di segni, alla fin fine di “cose”.
In quel tempo del fare teatrale tradotto come attitudine performativa e non rappresentativa non si fa altro che esporre“cose”
“Cose” che provano a esprimere dei sentimenti, a materializzarli, e così facendo provano a non rendere astratta la riflessione, comunque scritta dentro, ma a comunicarla tramite ciò che può renderla visibile.
Rendere concreta un’esperienza.
Attraverso l’empatia per le cose intorno.
Nel modo in cui queste sono messe le une accanto alle altre.
Esporre un pensiero, e allo stesso tempo un luogo, una relazione affettiva, un ricordo. (di tutto ciò è possibile anche usare la forma plurale)
Poetica del frammento= perchè non tutto si può dire
nel nostro teatro la musica è presente non solo per l'uso di strumenti musicali suonati dal vivo sulla scena, ma anche per i principi a cui fa appello la nostra prassi poetica:
la composizione, la musicalità, le linee melodiche in contrappunto, il ritmo, il sincopato come elementi propri della composizione che si fa racconto e non narrazione
mentre la narrazione ha un andamento lineare i racconti che si intrecciano non possiedono una linea temporale ma possono stratificarsi e avvolgersi in una spirale di forma e di senso
e inoltre il racconto di solito ha una durata breve e una forma più concisa si può pertanto parlare di brevi archi drammaturgici (ricorda a proposito piccoli pezzi un format che nel teatro non era molto praticato quando abbiamo iniziato a proporlo e anche qui la relazione con la musica è stretta infatti a suo tempo parlavamo in proposito di serata a programma)
Vogliamo eliminare dal nostro lessico la parola rappresentazione per sostituirla con esposizione
Esporre di fronte ad altri (mettere fuori ciò che si ha dentro) figure o fatti, rendere presenti cose passate e lontane, ma senza volerle ri (ra) presentare perchè esse stesse, se pur passate, sono presentate di nuovo acquisendo così il senso di un'altra prima volta.
Non convince il termine rappresentare perchè esso contiene l'idea di svolgere qualcosa al posto di qualcun altro, mentre per esporre sei tu che ti esponi e non stai interpretando qualcun altro, non sei al posto di. Sei piuttosto tu con i tuoi tanti qualcun altro che hai dentro e che li esponi pur restando solo tu.
Inoltre la parola rappresentazione ha al suo interno anche il concetto di descrizione, di narrazione; per esempio attraverso la pittura descrivo un paesaggio. In realtà la pittura non è al servizio di un soggetto bensì è essa stessa soggetto. Così come un'azione teatrale non rappresenta (ad esempio) l'incontro tra due corpi ma è l'incontro tra due corpi. E' in questo apparentemente insignificante passaggio che sta tutta la verità: fare e non fare finta.
Il contenuto e il contenitore.
Facciamo l'esempio di una serie diversa di contenitori in cui introduciamo del liquido. Ora il contenuto liquido assumerà diverse forme di se stesso in funzione del contenitore nel quale si viene a trovare.
Ecco che il contenitore si fa più rilevante del contenuto stesso. Mentre il liquido in sé comunica una sola cosa, se stesso, immesso in diversi contenitori comunica di se stesso varie e differenti soluzioni. Soluzioni solo apparentemente formali. In realtà la forma diviene così il contenuto stesso.
Traslando: non l'unicità del discorso ma le sue tante varianti e stratificazioni.
Non l'unicità della persona ma le sue tante persone contente in una.
E' come se il corpo fosse un contenitore che offre nelle sue diversificate trasformazioni possibilità all'essere interiore di offrirsi in vario modo. Di esporsi differentemente.
Anche se si desidererebbe essere una unità siamo in realtà tanti dentro l'uno.
il fallimento, come potenzialità
la riuscita, come conclusione.
nell'oscurità intravvedi
capisci a stento.
L'oscurità fa parte del gioco
Il ricordo è la capacità di un organismo vivente di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per relazionarsi al mondo e agli eventi futuri.
Adesione alla frantumazione delle scene in segmenti a volte brevissimi. Staccati simili a altrettante frasi musicali avviate e subito interrotte. Privilegio del frammento sulla forma chiusa, scorgendo in essi una fonte di maggior sollecitazione per lo spettatore.
E sempre l'opera è limitata rispetto all'idea eppure non ci si sottrae alla costruzione. La necessità della domanda è pari solo all'impossibilità della risposta. Niente da spiegare, tutto da vedere. E a chi chiede cosa significa rispondi: tu cosa hai visto?
La scena come campo in cui riorganizzare i materiali già esistenti. Ogni successiva organizzazione è inedita rispetto alle precedenti, pur contenendo gli stessi materiali. E' grazie al loro nuovo ordine che si ottengono nuove percezioni per nuove visioni.
Rivelare per sottrazione. Far emergere togliendo. Scolpire.
Nel teatro a cui dò forma tutto è scrittura. Lo è il corpo, la voce, la partitura dei gesti, lo spazio illuminato e lo spazio buio, la sequenza delle azioni o la loro sovrapposizione, la struttura sonora.
Dire che cosa riveli la scrittura non è compito di chi scrive ma di chi legge.
Non è auspicabile fornire interpretazioni. Si può però mettere in luce la pratica.
Se il contrappunto è una tecnica musicale che mette in relazione le singole linee melodiche con il tutto, nel teatro a cui dò forma contrappunto segnala una pratica, attraverso la quale ogni singola linea di scrittura viene in-scritta in un disegno unico e non come sommatoria, ma come relazione tra le diverse linee.
Drammaturgia e regia sono termini che afferiscono a un teatro che mantiene slegati e autonomi il momento della scrittura da quello della messa in scena, tanto che drammaturgia precede e in-forma le successive scelte registiche; in Tam Teatromusica i due momenti sono al contrario strettamente intrecciati, tanto da creare sincretismo anche nei ruoli per cui “regia” ha la responsabilità del risultato finale ma si incarica spesso di essere anche motore ideativo e “drammaturgia” ragiona in termini di scrittura come traccia, non in astratto, bensì in stretta relazione alla scena.
Nel teatro a cui dò forma “regia” è sostituita da “composizione” e in scena non si ambisce allo sviluppo di una o più vicende, bensì si elaborano accostamenti visivi e sonori secondo un criterio che ragiona in termini di ritmo, simmetrie, ripetizioni, solisti e coralità componendo allo stesso tempo sul registro sonoro e su quello delle immagini.
E “drammaturgia” è sostituita da “scrittura” infatti si tratta di scrivere le forme nate nel laboratorio, contrappuntandole nello spazio tempo reale e oggettivo della scena segnalando visioni comunicative potenziali a cui la composizione finale si incaricherà di dare ordine.