L'atlante delle città

Liberamente ispirato a “Le Città Invisibili” di I.Calvino

con  ANTONIO PANZUTO

Scene e oggetti / ANTONIO  PANZUTO

Luci / PAOLO  RODIGHIERO

Suoni / ALESSANDRO  TOGNON

Adottamento in Versi e Regia / VASCO  MIRANDOLA

Collaborazione tecnica / GIANUGO  FABRIS

Collaborazione alla sceneggiatura / PIERELISA  FACCO

 

L'ATLANTE DELLE CITTÀ si sviluppa attorno ad una macchina scenica che si apre e si trasforma sotto gli occhi dei bambini diventando aereo ad elica, bicicletta, lanterna magica, atlante di città dove si nascondono storie, personaggi, racconti, immagini, disegni : figure di un film che inizia e si svela lentamente.  Appaiono cosi LE CITTÀ INVISIBILI, infilale nei cassetti, tra sportelli e nascondigli, città capovolte, immerse nell'acqua, ricamate di carta, ritagliate nel rame, costruite di corda e di spago, appese a fili sottili e trasportate da cigolanti carrucole.

Si assiste allo spettacolo seduti sotto una tenda, una tenda del deserto che rende intensa e suggestiva la partecipazione dei bambini che si trovano cosi, a viaggiare assieme a Marco Polo, viaggiatore solitario del nostri giorni, un po' assente e stralunato che parla in rima e che "... ignaro delle lingue del Levante non può esprimersi altrimenti che con gesti, salti di meraviglia, con oggetti che va estraendo dalle sue bisacce... e palese ed oscuro, tutto quello che mostra ha il potere degli emblemi che una volta visti non si possono più dimenticare nè confondere…".

Lèggere e leggerezza:  una parola ricorda l'altra e nel leggere Calvino si ha sempre questa sensazione, di essere sospesi e leggeri come le sue parole.  Le sue città invisibili sono dappertutto, nella nostra vita di lutti i giorni: si nascondono tra i fogli sparsi della nostra scrivania, tra le corsie del supermercati, tra le foglie degli alberi; ci seguono ovunque, nelle tasche dei vestiti, nel fazzoletto aggroviglialo nella borsa, nel pacchetto delle sigarette.
Calvino gioca con le parole e ci spedisce messaggi interplanetari facendoceli trovare per caso sotto la tazza del caffè.
La difficoltà è nel saperli riconoscere.
Cosi anch'io ho provato a giocare con le figure di carta, con le mani, con colori e ricordi, ho provato a credere che un motore di lavatrice può far muovere un luna park e che un girarrosto  può far girare l'elica di un aereo. Il risultalo è un gioco, con le cose e gli oggetti per sollevarsi dal mondo cosi normalmente quotidiano e ritrovarsi lontani... sulle rotte dell'Oriente.

Antonio Panzuto

 
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