Giovedì 21 luglio 2022 alle ore 21,15, a Scorzè in Piazza Aldo Moro andrà in scena "VORREI ESSERE LIBERO - le parole nuove di Giorgio Gaber" lo spettacolo di Nicola Lotto e Tam Teatromusica con la collaborazione della Fondazione Giorgio Gaber. Da un'idea di Giampaolo Fioretti, il testo, l'arrangiamento, la voce narrante e la chitarra sono di Nicola Lotto mentre le scene e i video sono opera di Alessandro Martinello.
Sono trascorsi già 50 anni da quando Giorgio Gaber, affermato attore e cantante milanese, portava in scena per la prima volta il suo Signor G, dando vita al Teatro Canzone, genere ibrido tra musica e teatro dove i diversi linguaggi, canzone e monologo, si intrecciano e uniscono assieme.
Ci siamo chiesti che tipo di valore possa avere, raccontare oggi la parabola artistica dell'Adorno del Giambellino (come lo chiamava il critico Enzo Golino) o del Filosofo ignorante come amava definirsi egli stesso, e in che modo sia corretto descriverlo alle nuove generazioni che vogliano farne la conoscenza. La risposta sta tutta nelle parole dei suoi spettacoli: coraggiose, irriverenti, ironiche, capaci di sciogliere e intimidire ma anche di mettere a fuoco, mirare e centrare il punto. Parole che nascono da un approccio critico nei confronti delle cose, dalla tensione intellettuale del mettere in discussione le verità assolute, dalla consapevolezza che i dogmi sono semplicismi che impoveriscono e che il senso, se c'è, è ancora nella ricerca incessante di un senso.
Nicola Lotto, accompagnato dalla chitarra e da immagini e video dell'epoca, racconta con parole e canzoni gli anni '70 di Giorgio Gaber. Narra il passaggio dalla televisione e dalla 'canzonetta' al teatro, la nascita del Teatro Canzone.
Nicola Lotto è cantante e chitarrista, cantautore, le sue canzoni sono eseguite con chitarra acustica e voce, influenzate dalla tradizione folk e dal cantautorato, soprattutto di matrice italiana. Si è laureato in scienze dello spettacolo e della produzione multimediale all’università di Padova con una tesi sul teatro canzone di Giorgio Gaber.